Quando il figlio , sul finire degli anni sessanta , doveva essere iscritto alla prima elementare ci si presentò un piccolo problema : mandarlo alla vecchia scuola del quartiere , quella sinistrata dalla guerra e ristrutturata o alla nuova scuoletta arrampicata su per la collina recentemente palazzinarizzata ?
La distanza da casa era la stessa , un quarto d’ ora a piedi lungo il vialone in salita , lo stesso quarto d’ora lungo la strada trafficata di auto e bus che andavano e venivano dal centro di Genova .
Decidemmo ( decisi , lo ammetto ! ) per la vecchia scuola : in quella direzione si andava in banca , alla posta , in farmacia , al supermercato , in chiesa e , infine , era stata l’ amata scuola della mia infanzia ……
La mattina lo accompagnavo io e alle 12,30 , chiuso in fretta e furia il laboratorio , andava a prenderlo il papà , sempre con la paura di arrivare in ritardo perciò eternamente trafelato
L’ anno scolastico passò , passò l’ estate e quando a settembre si ricominciò a parlare di scuola , il figlio disse che preferiva andare nella scuola nuova in cima al vialone , dove andavano , senza accompagnamento di genitori , tutti i suoi compagni di giochi della piazzetta .
Convenimmo che aveva ragione lui e lo .iscrivemmo lì .
Il primo , canonico , giorno di ottobre , alle otto , pronti per uscire ( mi era stato concesso di andare anch’ io, per quell’ unica volta ! ) , suonò il campanello un ragazzino ben pettinato e impomatato : sopra il grembiule di scuola col colletto bianco ed il fioccane blu portava una giacchina di panno nero bordata di nastro gros-grain , che si comprava solo da Scotch-Corner in Via Scurreria .
Con un grande sorriso accattivante .- Buongiorno , signora ! – disse – Ho saputo che suo figlio quest’ anno sarà nella mia classe e son venuto a prenderlo : non si disturbi , lo accompagno io , stia tranquilla , ci vado dall’anno scorso e so bene la strada . –
Lasciandomi di stucco sulla porta , si incamminarono a braccetto verso le scale , quando il ragazzino tornò indietro e mi porse la mano – Mi scusi , signora , non mi sono presentato : sono Maurizio Crozza . –
Ciao , Maurizio !
I
… ma dai!! Magnifico! Hai conosciuto il mitico “Crozza” bambino e ce lo racconti in così poche righe? Il sorriso “accattivante” non l’ha perduto però, anche oggi è impossibile non rimanerne coinvolti.
Ciao Wally, buonissimo inzio a te! Mi hai anche fatto ricordare i grembiulini ed i fiocconi che portavo “all’epoca” e quell’odioso colletto rigido che, d’estate, era una vera tortura. Che tempi, però!!! Il “cestino” di plastica per la merenda e le matite colorate, i bastoncelli riprodotti su interi fogli a quadretti, l’ora di silenzio nel pomeriggio, a braccia conserte… oddio come ero piccolo!!
Non mi stupisce e lo stimo ancora di più da quando ha rinunciato alla sua serata su La7, dicendo che lo spettacolo a volte deve fermarsi. Irriverente con i potenti ma animo sensibile, e fin dall’infanzia, pare.
Bellissimo racconto di un incontro che ha lasciato il segno ;-))
Ciao Wally, il bambino Maurizio Crozza non ha deluso le aspettative, ai miei occhi ha tutto per farsi amare ;-))
Grazie per aver condiviso con noi questo tuo tenerissimo ricordo e buona serata ;-))